"Con gli occhi di chi sa guardare..."

Un po' come la musica, anche l'arte, compresa e incompresa, può ritrovarsi ovunque.
Nelle strade, lontano o vicino, in un grande palazzo maestoso o in un piccolo rifugio. 
Può essere realizzata da grandi pittori ma anche da artisti ancora da comprendere, che hanno la loro filosofia, il loro modo di guardare il mondo, forse anche molto diverso dal nostro.

Alle volte, talmente distante dal pensiero di ognuno, che prendiamo subito la palla al balzo per reputare tutto, "Fuori di testa", ma essere fuori dagli schemi non vuol dire essere completamente pazzi,o meglio, solo in parte,  ma semplicemente essere controcorrente.


In questi giorni, ho girato la mia Genova, per le vie del centro, nei piccoli vicoli, in lungo e in largo, come, da quando sono qui non avevo mai fatto, perchè ammetto che spesso, anzi quasi sempre, la mia città mi sta stretta, ma questo è un discorso a parte.

Per la prima volta ho provato a guardare quello che mi circondava da una prospettiva diversa e notando anche ogni particolare.

Per le vie genovesi, se notate, si trovano scritte molto simili tra loro, create dalla stessa persona, firmate con una "M" a forma di mela, a seguire la firma della creatrice.

Ci sono molti pareri discordanti sulla storia e sulla protagonista, che vi sto per raccontare, e ci ho pensato un po' prima di incominciare a scriverla, ma si sà, ci sono storie che sono talmente particolari, o meglio danno un punto di vista assolutamente non comune, che vale la pena raccontarle.



Lei è Melina, o meglio Carmela Riccio all'anagrafe, nasce l'11 Aprile 1951 ad Ariano Irpino, trasferita a Genova in seguito. 
Una donna comune, con tre figli e un marito, che si occupa di loro e intanto lavora come modellista.
Tutto incomincia nel 1983, quando presenta alla fiera MACEF una sua realizzazione, un copriletto dipinto a mano con abat-jour e tende coordinate.
Quando si relaziona con i possibili acquirenti della sua opera, si rende conto della realtà che la circonda e nella sua testa si fà largo il pensiero e la visuale del ""il marchio del mondo interessato solo al guadagno".
Questo, insieme al suo sentirsi soffocare, alla stanchezza, allo stresso della sua situazione, e alla delusione di questa esperienza le provocano un esaurimento nervoso, che la porta ad essere ricoverata in un reparto psichiatrico. 
Durante la sua permanenza prega per non vivere più in una società "che per colpa dei soldi non sa apprezzare le cose belle ed il lavoro delle persone", e vedendo una mela marcia abbonata, che sente vicina, oltre per il suo nome "Melina", anche per il suo sentirsi e vedersi come "mezza marcia e mezza buona", decide di fare un patto con i frutti della natura: "Voi mi date la forza e io vi dò la vita". 
Ecco anche la nascita e l'origine del suo nome "d'arte". 
Uscita, brucia i suoi soldi e lasciando la famiglia inizia la sua ricerca della verità. 
Dopo un viaggio estenuante arriva ad un santuario, la sua meta, ma non vedendo o sentendo quello che lei si aspettava, rimane nuovamente delusa, fino a quando, al margine di un piazzale si affaccia in un dirupo e vede sul fondo un immondezzaio. 
In quell'instante per lei, l'immagine è legata alla visione del mondo e decide d'iniziare la sua missione per salvarlo. 
Nota una bottiglia, la prende in mano, la guarda e si rende conto che non sono importanti nè la forma, nè l'etichetta, ma quello che c'è al suo interno, prendendo un pezzo di carta la riempie e le dà il significato che per lei è "luce della vita". 
Dopo altri anni di cure, ricoveri e sofferenza, si trasferisce a Genova dove è riconosciuta dalla gente per i suoi disegni, la sua scrittura minuta, o dal diverso tratto e dimensioni, a seconda del suo bisogno espressivo, fatte nei contenitori dei giornali o suoi bidoni della spazzatura. 
Per lei tutto ciò è messaggio di pace e rispetto per la natura, in positività. 


Per chi è di Genova, sono sicurissima che la conoscerete o l'avrete vista almeno una volta, girare per le strade del centro, vestita in costume d'epoca.

Sarà anche pazza, questo non si può negare, ma almeno riesce a vedere il mondo con l'occhio di chi vuole fare qualcosa per cambiarlo, senza perdersi d'animo, per "colorarlo" essendo se stessa.

E' questo che più mi ha colpito della sua storia, l'essere l'Outsider in una società piena di canoni e costruzioni, di giudizi fondamentali per essere accettati.

Dopo questo piccolo post, una sorta di sfogo, riflessione, vi saluto e...
"Guardate sempre quello che vi circonda per quello che è, non per quello che vogliono gli altri che sia".